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Sculture mariane in Aspromonte al tempo dei Gagini

All'indomani del trasferimento di Antonello Gagini da Messina a Palermo (1508), il monopolio della statuaria "all'antica" fu gestito quasi ed esclusivamente dal carrarese Giovanbattizza Mazzolo, attivo in Sicilia e in Calabria fino alla metà del Cinquecento. Alcuni ipotizzano che lo scultore sia stato allievo di Antonello Gagini, durante gli anni della sua permanenza a Messina, dove il Mazzolo è documentato per la prima volta nel 1512 e l'anno successivo, a proposito dell'acquisto di marmi carraresi, in società con lo scultore Antonello Freri. Già dagli anni Venti è a capo di un'organizzatissima bottega all'interno della quale operava anche il figlio Giovandomenico, più propenso però a seguire le mode manieriste importate a Messina dal Montorsoli fin dal 1547. Le numerose immagini mariane di Giovanbattista Mazzolo sono per lo più repliche dei modelli gagineschi, a sua volta riprese dalla Madonna della Neve realizzata da Benedetto da Maiano per l'antica Terranova. Da Antonello il Mazzolo riprende anche soluzioni architettoniche e il repertorio decorativo. Tuttavia ciò che nella scultura di Antonello Gagini è reso con nobiltà d'intaglio e con notevole ricchezza di invenzioni, nell'arte del Mazzolo il tutto si risolve con rigidità, secchezza di modi, semplificazione dei motivi classicheggianti.
Tra le opere del Mazzolo custodite nel Parco Nazionale d'Aspromonte troviamo: la Madonna della Visitazione della Chiesa di S. Nicola (8) a Delianuova, probabilmente degli anni Trenta e la Madonna di Loreto (9) della chiesa dell'Assunta a Castellace di Oppido Mamertina, del decennio successivo, ispirata alla Madonna degli Angeli a Seminara del Gagini. Attribuite allo scultore sono anche la Madonna del Pilerio (10) a Tresilico di Oppido Mamertina e la Madonna del Soccorso (11) della Chiesa di S. Biagio a Scido, quest'ultima considerata tra i suoi migliori risultati. Della metà del XVI secolo è invece la Madonna del Pilar (12) della chiesa di S. Maria in Nives, a San Lorenzo, quasi certamente portata a termine dalla sua bottega.
Altro illustre esponente attivo del Rinascimento d'Aspromonte è il carrarese Domenico Vanello. Attivo tra il 1519 e il 1520 nella bottega dello spagnolo Bartolomé Ordóñez, giunse ben presto ad elaborare un linguaggio artistico personale, contraddistinto da un sofisticato grado di finitezza, un modellato compatto e una predilezione per il dato decorativo. Trasferitosi a Messina nel 1535, divenne capomastro del Duomo della città fino al 1547, anno a cui si data la Madonna delle Grazie (13) della chiesa di San Giorgio a Sinopoli Inferiore, attribuitagli recentemente.
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